Ciao belli!
Si ricomincia con l’Indiegeno Fest! Oggi giochiamo in casa, infatti il nostro ospite è di Palermo! E’ da poco uscito il suo ultimo album “Ho una galassia nell’armadio”; è stato indicato come uno dei migliori cantautori italiani da un certo… No, non vi anticipo nulla, leggete l’intervista a Nicolò Carnesi e scoprirete tutto!
Come ti sei avvicinato alla musica?
Diciamo che è la musica stessa ad essersi avvicinata a me, per quanto indietro nel tempo io possa andare, non riesco a ricordare il momento in cui ho pensato, per la prima volta, a quanto mi sarebbe piaciuto suonare uno strumento; ancora prima di camminare, tendevo a percuotere tutto e premere tasti a caso e, i miei genitori, ovviamente accortisi di questa mia passione per il ritmo, mi regalarono una piccola batteria giocattolo che, nemmeno a dirlo, in breve tempo cadde sotto i colpi impietosi delle mie bacchettate… nei tempi morti, tra un acquisto e l’altro, mi arrangiavo con le pentole e i giocattoli di mia sorella! Crescendo ho cominciato anche ad appassionarmi agli strumenti armonici, inizialmente al pianoforte e, a seguire, alla chitarra!
Ci racconti di quando associavi la musica ai tuoi fumetti?
Quando immaginavo delle storie, tendevo a visualizzarle sotto varie forme, una era quella del fumetto, perché all’epoca disegnavo molto (frequentavo il liceo artistico), l’altra quella di ipotetici film. Ad integrazione, elaboravo anche delle musiche che potessero armonizzarsi con ciò che le immagini e/o le storie raccontavano. Col tempo ho iniziato a narrare altre le storie usando il linguaggio musicale e così, inserendo le parole nella musica che componevo, sono nate le mie prime canzoni.
E’ difficile farsi notare per un artista siciliano?
Non se sei alto 1.90 e hai un voluminoso cespo di capelli! A parte gli scherzi, secondo me non è difficile farsi notare se fai un buon lavoro, il difficile è muoversi e raggiungere i posti! Stare in Sicilia, a livello logistico, è un po’ come stare all’estero, le problematiche per portare in giro quello che fai diventano il doppio più complicate, bisogna avere tanta passione e pazienza per emergere dalle acque sicule. La Sicilia è una terra che ha molto da dire e lo dice nella gran parte dei casi bene, quindi come è successo e sta succedendo, trova sempre il modo di farsi sentire.
Dente ti ha recentemente indicato come uno dei migliori cantautori del momento. Te l’aspettavi?
Con Dente c’è sempre stata una stima reciproca, via via confluita in una bella amicizia… abbiamo anche collaborato spesso ma, al di là di questo, non si sbilancia mai molto, quindi mi fa molto piacere sentirlo!
Ci parli del tuo ultimo album?
“Ho una galassia nell’armadio” è un disco che sento molto mio, ci ho lavorato tanto e mi è costato molta fatica sia a livello produttivo che compositivo. Volevo raccontare di me, ma farlo affrontando temi universali in cui tutti potessero riconoscersi, per questo la linea conduttrice dell’intero disco è il dualismo, fra i rapporti, i sentimenti, gli spazi e gli universi, una sorta di schizofrenia controllata.
Il 6 agosto ti esibirai sul palco dell’Indiegeno Fest. Ti emoziona suonare in Sicilia?
Si, mi emoziona sempre tanto, anche perché negli ultimi tempi non è poi capitato spesso, inoltre, da quando mi sono trasferito a Milano, sento molto di più la nostalgia della mia terra e i concerti diventano anche un bellissimo pretesto per tornare a casa e tornare a casa è sempre bello.
Cosa pensi degli altri artisti che comporranno la line up dell’evento?
Molti li conosco e li stimo, Brunori e Dimartino sono dei grandi amici, con cui ho condiviso tante esperienze durante quest’ultimo anno, altri costituiscono una novità, quindi sarà un bel modo per conoscere nuova musica, cosa che fa sempre bene!
Manca pochissimo all’Indiegeno Fest, abbiamo conosciuto quasi tutti gli artisti che si esibiranno a Tindari, ma io ho ancora qualcosa per voi! Rimanete sintonizzati sul blog di Urbanweek, perchè ancora le sorprese non sono finite!
A presto!
Egle Taccia