Del Quirinetta ci siamo già occupati sia in occasione del live di Bugo e di Italiani Brava Gente! che ospitando su UrbanPress i concerti e gli eventi che animano le sale del caffè-concerto romano; fino ad ora non avevamo mai raccontato di un concerto da ascoltare comodamente seduti in poltrona: giovedì 10 Dicembre abbiamo assistito allo splendido live di Adriano Viterbini che ha presentato al pubblico romano Film O Sound, la sua ultima fatica in studio, un album totalmente strumentale (ad eccezione della traccia Bring it on home cantata da Alberto Ferrari dei Verdena e cantata live dallo stesso Adriano).
La serata era aperta da Lo Spinoso, al secolo Tiziano Russo, artista della scuderia 29 Records; Lo Spinoso, in solo giovedì sera, è come una piccola perla preziosa e lucente: testi che arrivano al cuore e lo coccolano, avvolgendolo di note precise, pulite e leggere. Sembra che Tiziano voglia dire al pubblico “Vieni, fidati, sarà bello!”; come in una storia d’amore “amor che cura più d’ogni cura” ( Gipi, S.).
Peccato che sia stata lui riservata la Sala Venere, una sala secondaria molto piccola per cui in molti non abbiamo potuto godere appieno della bellezza del momento; il fatto, poi, che la sala fosse rialzata rispetto al piano, non aiutava per niente.
Il live di Viterbini si è svolto, invece, nella sala principale del teatro; sala che per l’occasione è stata fornita di poltroncine rosse classiche dei teatri: “Questo è stato il concerto più comodo che abbia mai visto” era un commento ricorrente tra il pubblico. Ma “comodo” non è certo l’aggettivo più adatto per questo concerto: il live di Viterbini è stato meraviglioso!
Il pubblico romano era impaziente di ascoltare Film |O| Sound dal vivo e Adriano non l’ha deluso: accompagnato da Piero Monterisi alla batteria, Josè Ramon Caraballo Armas con percussioni e tromba, dal basso di Francesco Pacenza e da Stefano Tavernese a mandolino e violino elettrificati, ha preso per mano il pubblico e l’ha condotto in un viaggio alla scoperta del mondo con una commistione di ritmi cubani, kenyoti e americani assolutamente ben riuscita.
Possiamo quasi dividere la scaletta del concerto in due parti: la prima parte fatta dei suoni afro e latini di Tunga Magni, Manicero (canzone tradizionale cubana cantata dalla voce calda di Ramon e arricchia dalla sua tromba) e Malaika; poi con la potentissima Tubi innocenti si passa ad una seconda parte in cui trovano tutto il loro spazio i suoni americani più tipicamente blues di quel “desert blues” molto presente nel disco e che, live, fa credere di essere nella colonna sonora di un film; c’è spazio anche per le sonorità vagamente folk di Welcome Ada e per l’allegro swing italiano di Butta la chiave un superclassico degli anni ‘50 del Quartetto Van Wood .
Il finale del concerto è in solo, con un Viterbini che parla con la sua chitarra e la accarezza e la strapazza e la ama e fa emozionare tutto il pubblico presente in sala che, in un silenzio quasi religioso, vive la bella magia di un uomo che diventa un tutt’uno con la sua chitarra.
L’aspetto che ci ha molto colpito di questo concerto è che, più che di un concerto “personale” di Adriano Viterbini, è stato un’esibizione in cui ogni membro della band ha avuto il suo spazio per creare una dimensione corale in cui le contaminazioni e le influenze di uno con l’altro creavano un prodotto nuovo, classico ma allo stesso tempo innovativo ben descritto dalle parole di Ramon che ha spiegato “Stiamo cercando di unire la mia tradizione alle sue chitarre”. Evviva la contaminazione!
Foto di Sofia Bucci
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